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Il giardino pensile – prima parte

Oramai il risparmio energetico sta diventando, per me, una vera mania, quasi un’ossessione e non posso fermarmi davanti ai limiti fisici che le città e la società ci impongono; devo studiare, devo andare avanti, devo cercare di capire cosa si può fare per migliorare questo piccolo mondo che abbiamo devastato cercando, automaticamente, di migliorare il comfort per noi stessi.

Proprio per questo ho deciso di cominciare a studiare in modo più approfondito un sistema originale ed antico come l’uomo di vivere la natura in città: il giardino pensile.
Apprezzato e demonizzato, facile e difficile il giardino pensile è uno dei metodi per migliorare l’efficienza energetica dei nostri locali, di migliorare la difesa acustica, l’assorbimento degli inquinanti, migliorare la diffusione dell’evaporazione e il raccoglimento dell’acqua più diffusi dai tempi di Babilonia ad oggi; il bello è che nel mondo moderno e visionario dei grandi architetti il giardino pensile è uno strumento quasi indispensabile!

Per partire con un giardino pensile dobbiamo pensare ad un oggetto classico: il terrazzo o il lastricato sopra i garage.

Per scrivere ciò che leggerete di seguito e che scriverò in futuro ho preso contatti con un professionista del settore (il buon Fabio Cerè titolare della N.P. Srl è stato disponibilissimo nell’istruirmi) e ho fatto una splendida visita alla biblioteca universitaria della facoltà di Agraria di Bologna.

I vantaggi di avere il verde pensile sono innumerevoli: innanzitutto abbiamo una capacità naturale del terreno di trattenere acqua che viene rilasciata nell’ambiente mediante l’evaporazione in loco, evitando di avere zone esageratamente secche (città) e sono troppo umide (zone di raccolta delle acque); inoltre sono un vero e proprio toccasana per quanto riguarda la pulizia dell’aria perché i giardini pensili hanno la grande capacità di frenare le polveri sottili, di assorbire i più comuni inquinanti facendoci respirare decisamente meglio; i giardini pensili hanno anche la grande capacità di isolare termicamente ed acusticamente i solai su cui poggiano creando uno strato di separazione tra il mondo esterno e migliorando in comfort abitativo ed il risparmio energetico.

Riconosciuto unanimemente dal mondo di chi tratta i giardini pensili è il valore fondamentale dello strato impermeabile: “Nella progettazione e realizzazione di una copertura a verde pensile occorre ricordare che lo strato di impermeabilizzazione riveste un’importanza fondamentale” (Giardini Pensili – Paolo Abram – Pag. 80 – Gruppo editoriale Esselibri-Simone) e “Fino ad oggi, purtroppo, l’argomento impermeabilizzazione nel progettare verde pensile è stato spesso superficialmente sottovalutato” (idem – Pag. 81); ho deciso di citare queste due frasi perché portatrici di un disagio da parte del mondo della progettazione verso coloro che rendono difficile la costruzione di un giardino pensile a causa di una forte ignoranza in materia di impermeabilizzazione che diventa ostativa nella realizzazione del giardino.

Come si può realizzare un giardino pensile: chiaramente non mi arrogo il diritto di scegliere i materiali idonei, soprattutto per quanto riguarda la stratigrafia vegetativa, ma per quanto riguarda lo strato a tenuta posso dire la mia.

innanzitutto la scelta del materiale impermeabile: possiamo utilizzare i più svariati materiali impermeabili, dalle guaine bituminose, alle resine poliuretaniche o epossidiche.

L’ostacolo più importante che deve affrontare lo strato impermeabile è il propagarsi delle radici che, con il loro elevato potere punzonante, possono bucare il più resistente dei calcestruzzi! Per ovviare questo problema è necessario che l’impermeabilizzazione sia studiata nel dettaglio valutando pro e contro di ogni sistema utilizzabile e scartando quelli che renderebbero lo strato a tenuta deteriorabile nel breve periodo.

Un grande problema riscontrabile, come già detto, è l’effetto punzonante delle radici che si possono insinuare sia nello strato impermeabile, ma più facilmente nelle giunte che si possono presentare con alcuni materiali prefabbricati (guaine bituminose o poliolefiniche ad esempio): proprio le giunzioni tra i teli sono un punto delicatissimo, come un punto molto delicato è la resistenza al punzonamento statico: la capacità di un materiale di resistere alla penetrazione di un corpo: questo valore viene migliorato notevolmente dalle armature in quei prodotti che non ce l’anno naturalmente. Altro grosso ostacolo è la capacità di un materiale di fornire nutrimento alle radici, oltre a tutte le problematiche che normalmente dobbiamo affrontare in una copertura.

La scelta può essere semplice se non si tiene presente tutto questo e altrettanto sbagliata con gravi conseguenze economiche per coloro che progettano o eseguono il lavoro.

Per poter scegliere il miglior sistema impermeabilizzante è necessario conoscere le caratteristiche che deve avere in assoluto:

  • Stabilità dimensionale (max < 0,5%);
  • Resistenza al carico statico (alberi, muretti, etc.);
  • Flessibilità a freddo (più è bassa meglio è);
  • Lento invecchiamento;
  • Tenuta all’acqua (lo so che sembra una battuta, ma controllerei i dati di permeabilità prima di scegliere);
  • Protezione dalle radici.

La guaina bituminosa: esistono specifiche guaine bituminose per i giardini pensili dette “guaine antiradice” ciò grazie ad un additivo della Bayer: il “preventol”… usato da tutti indistintamente in quanto il miglior repellente per radici utilizzabile nella produzione di guaine bituminose; altra caratteristica che deve avere una guaina antiradice è un’armatura importante, spesso si usano quelle per i ponti, ed una stabilità dimensionale elevatissima per poter garantire che lo strato a tenuta non si muova nel tempo; gli svantaggi sono evidenti: chiaramente il bitume è necessario addittivarlo in quanto è in gran parte composto da carbonio che attira come una calamita le radici delle piante; inoltre se le saldature non sono effettuate a regola d’arte sono facilmente punzonabili dalle radici che non trovano l’ulteriore ostacolo dell’armatura in quella zona.

Malte elastiche ed additivi cementizi: personalmente le sconsiglio in questo campo in quanto hanno bassissime resistenze alla lacerazione ed al punzonamento, oltre ad un basso spessore di materiale presente a lavoro finito ed ad un’inesistente elasticità; d’altro canto non presentano materiali nutrenti per le radici e sono esenti da sormonte in quanto parliamo di impermeabilizzazioni continue fabbricate in loco.

Guaine sintetiche poliolefiniche o PVC: sono sicuramente membrane che migliorano l’approccio dell’impermeabilizzazione rispetto a quelle bituminose e non hanno necessità di avere additivi specifici per allontanare le radici, il loro valore di opposizione al punzonamento è valido, anche se qualche perplessità la riscontro sulle metodologie di sormonta: in questi materiali i sormonti vengono eseguiti puntualmente facendo aderire i due teli in due punti tra di loro e lasciando un piccolo “tunnel” d’aria tra una zona di saldatura e l’altra; per carità, questo tipo di saldatura è addirittura certificabile… ma come ben sappiamo alle radici delle certificazioni interessa poco e possono, nel lungo periodo, arrivare a bucarle.

Guaine sintetiche EPDM: sicuramente sono le più resistenti in quanto completamente inerti, con alti valori sia al punzonamento, sia alla lacerazione e con il grande vantaggio di poter avere un telo unico per la costituzione dello strato a tenuta; anche nel caso si utilizzino più teli è necessario ricordare che i teli EPDM si saldano per vulcanizzazione che rende i due teli saldati un unico telo con tutte le caratteristiche del telo originario; grazie a queste caratteristiche è possibile avere, addirittura, un telo tridimensionale prefabbricato che può essere creato direttamente sul disegno del giardino pensile; gli svantaggi sono facilmente ammortizzati dai vantaggi e si tratta semplicemente di un costo un po’ più elevato rispetto alle poliolefine o ai prodotti bituminosi.

Le resine: chiaramente senza entrare nello specifico delle caratteristiche di ogni resina presente sul mercato (quello fatelo voi leggendovi le schede tecniche) ricordo che le resine sono un ottimo sistema impermeabilizzante in quanto naturalmente antiradice, armabili con armature di diverso calibro, addirittura con armature raddoppiabili per migliorarne decisamente la resistenza al punzonamento; inoltre non hanno alcun tipo di sormonto in quanto vengono posate prima della polimerizzazione che avviene direttamente sul solaio da impermeabilizzare; sicuramente sono la scelta più onerosa che si possa fare.

Come al solito la miglior scelta, probabilmente, è quella di prendere il meglio dai materiali mischiando i sistemi tra di loro: ad esempio possiamo utilizzare un sistema prefabbricato per il piano e i risvolti verticali (bituminoso, poliolefine, PVC, EPDM) ed effettuare le sigillature verticali con l’utilizzo di una resina compatibile con il sistema principale: questo garantisce di contenere i costi sui materiali e di avere il meglio dai prodotti usati.

Ma una stratigrafia non può essere completa se non si pensa anche all’evacuazione dell’acqua: sopra lo strato a tenuta è necessario creare uno strato drenante che permetta all’acqua in eccesso, di evacuare verso gli scarichi predisposti e il miglior materiale in commercio è sicuramente un geocomposito formato da uno o due strati di TNT con in mezzo una rete di HDPE che permette di avere una camera d’aria sufficiente a trasportare liberamente l’acqua.

Chiaramente non finisce qui: approfondiremo il discorso giardini pensili proprio partendo dallo strato drenante.