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Il giardino pensile seconda parte


Come già detto in passato il giardino pensile è un’utile sistema per migliorare le prestazioni termiche di una casa, come per migliorare l’assorbimento d’acqua di un ambiente impermeabilizzato, come per migliorare le prestazioni acustiche ed abbattere l’isola di calore urbano; insomma il giardino pensile sarebbe la panacea di tanti mali che assillano il nostro bistrattato mondo. Ha un lato negativo, se così lo vogliamo chiamare: la manutenzione. Ebbene, vi sono sistemi a bassa manutenzione che non impegnano minimamente chi se lo installa sul tetto.

Detto questo la successiva obiezione è che moltissime delle nostre case hanno il tetto pendente. Neanche questo è un problema; esistono delle strutture che sono pensate per avere il tetto giardino a bassa manutezione anche sulle case con tetto a falda.

giardino pensile su tetto a falda
creazione di un giardino pensile su tetto a falda

Lo strato più importante, per la sicurezza di chi vive in casa, è lo strato a tenuta d’acqua. Come già detto  può essere di varia natura. Quello che è importante sapere sulla tecnologia utilizzata è quanto durerà nell’espletamento delle sue funzioni.

Facciamo una carrellata di quale sia il lavoro dello strato impermeabile:

  1. trattenere l’acqua al di fuori della casa;
  2. evitare che le radici lo danneggino insinuandosi sotto di esso
  3. durare il più a lungo possibile sapendo che la legge italiana prevede una garanzia di soli 10 anni.
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Sistema di accumulo idrico in pannelli in fibra di cocco agugliati con tnt sintetici e riempiti di perlite espansa

Sopra di esso dovrà essere messo un sistema di drenaggio delle acque meteoriche in modo che scolino dentro le grondaie; successivamente deve essere inserito un substrato per permettere la vegetazione delle piante che andremo ad inserire nel tetto giardino. Questo, difficilmente in un tetto a falda, può essere uno strato di accumulo classico (ad esempio i vasetti in HDPE), ma dovrà svolgere sia la funzione di accumulo, sia quella di trattenuta delle sostanze nutritive, sia di aggrappaggio degli apparati radicali. Esistono vari prodotti che si differenziano per forma e prezzo, quello che ho potuto valutare come ottimo è uno strato che permetta di essere agganciato al colmo del tetto e che sia fatto di materiale difficilmente imputrescibile di origine naturale. Per migliorare l’accumulo idrico si inserisce (ma esiste anche già fatto) della perlite espansa idrofila che tratterrà l’acqua necessaria alle piante.

Per ultimo lo strato di cultura: questo è differente a seconda di cosa decideremo di mettere nel tetto giardino.

Visto che tecnicamente è fattibile possiamo cominciare a valutare l’impatto che avrà questo tetto giardino sulle nostre tasche e sull’ambiente circostante.

Ovviamente sulle nostre tasche peserà abbastanza, ma mai troppo rispetto al rifacimento di un tetto normale. Bisogna pensare ad alcuni dati:

Tetto giardino pendente a coltura estensiva a bassa manutenzione
Tetto giardino pendente a coltura estensiva a bassa manutenzione
  • un tetto giardino non ha bisogno di manutenzione del manto di tegole;
  • un tetto giardino ha maggiore resistenza agli agenti atmosferici;
  • un tetto giardino non intaserà mai i canali di scolo;
  • un tetto giardino non avrà mai la formazione di ghiaccio vicino al sistema impermeabile;
  • un tetto giardino è naturalmente coibentato;
  • un tetto giardino è il miglior fotocatalita esistente in quanto non si degrada nel tempo ma si rigenera continuamente.

Insomma un tetto giardino ha un costo iniziale più alto di un tetto normale, ma ha un costo manutentivo bassissimo; inoltre un tetto giardino può essere installato su qualsiasi genere di copertura basta tener presente che ha un peso diverso da quello classico.

Si è pensato anche a come concimare il terreno senza dover salire sul tetto: il sistema di materassini che viene utilizzato come substrato di aggancio e di accumulo idrico può essere fatto in fibra di cocco. Questo genere di materiali è di lunghissima durata ma lentamente tende a marcire donando alle radici delle piante il nutrimento di cui hanno bisogno. Essendo agugliata in un tnt sintetico non si perderanno mai le prestazioni meccaniche. Non solo, essendo riempito di perlite espansa ha anche la caratteristica di mantenere le radici in un range di temperature più ristretto evitando alle piante di subire degli choc termici che potrebbero farle morire.

Tetto giardino su copertura a falda coltivato a sedum
Tetto giardino su copertura a falda coltivato a sedum

A questo punto scegliamo le piante da mettere su questo fantastico tetto giardino. Qui abbiamo una scelta limitata, se vogliamo che la manutenzione sia bassa: erba o sedum. Si posso avere sia in rotoli già pronti che in semi da spargere sul tetto.

Sconsiglio vivamente piante che possano diventare troppo grandi in quanto andrebbero ad influire sulla staticità della casa e sulla tenuta dello strato impermeabile.

Ed ora la notizia ancora più bella: lo scorso ottobre il Consiglio dei Ministri ha varato la Legge di Stabilità dove proroga i bonus edili (risparmio ed efficienza energetica e ristrutturazioni) fino alla fine del 2015; Con la circolare 29/E del 18/09/2013 dell’Agenzia delle Entrate si stabilisce che rientrano tra gli Ecobonus qualsiasi intervento, o insieme sistematico di interventi, che incida sulla prestazione energetica dell’edificio” . Creare un giardino pensile ci darà l’opportunità di detrarre il 65% della spesa dalle tasse aumentando la quota di bonus del 15% rispetto al solo rifacimento del tetto.

Per i più attenti alla durata ed alla sostenibilità dei lavori che vengono eseguiti nei propri stabili sappiate che vi è anche un’altra opportunità: con la creazione di un giardino pensile si può ottenere più facilmente la certificazione LEED.

Il giardino pensile è un’opportunità che deve essere colta per portare vantaggi alla nostra vita e a quella dei nostri figli. Non è la solita campana ambientalista. I recenti problemi di inondazioni, di sconvolgimenti nelle nostre città o di siccità prolungata in altre zone si risolverebbero parzialmente con l’aiuto dell’aumento della zona verde con capacità di assorbimento d’acqua. Se, poi, aiutiamo i giardini pensili con la creazione di vasche di contenimento o di regimazione delle acque meteoriche avremmo acqua disponibile sempre a costi molto limitati e, soprattutto, accumuleremmo quell’eccesso che devasta tante zone del nostro pianeta.
Fare qualcosa di piccolo da soli equivale ad una goccia nel mare, ma ricordiamoci che il mare è fatto di tante gocce messe insieme! Tutti insieme possiamo fare qualcosa ed ora abbiamo gli strumenti per farlo.

Per avere riferimenti normativi si può consultare la norma UNI 11235:2007.
Articolo scritto in collaborazione con Perlite Italiana


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Coibentazioni Impermeabilizzazioni

Il giardino pensile – prima parte

Oramai il risparmio energetico sta diventando, per me, una vera mania, quasi un’ossessione e non posso fermarmi davanti ai limiti fisici che le città e la società ci impongono; devo studiare, devo andare avanti, devo cercare di capire cosa si può fare per migliorare questo piccolo mondo che abbiamo devastato cercando, automaticamente, di migliorare il comfort per noi stessi.

Proprio per questo ho deciso di cominciare a studiare in modo più approfondito un sistema originale ed antico come l’uomo di vivere la natura in città: il giardino pensile.
Apprezzato e demonizzato, facile e difficile il giardino pensile è uno dei metodi per migliorare l’efficienza energetica dei nostri locali, di migliorare la difesa acustica, l’assorbimento degli inquinanti, migliorare la diffusione dell’evaporazione e il raccoglimento dell’acqua più diffusi dai tempi di Babilonia ad oggi; il bello è che nel mondo moderno e visionario dei grandi architetti il giardino pensile è uno strumento quasi indispensabile!

Per partire con un giardino pensile dobbiamo pensare ad un oggetto classico: il terrazzo o il lastricato sopra i garage.

Per scrivere ciò che leggerete di seguito e che scriverò in futuro ho preso contatti con un professionista del settore (il buon Fabio Cerè titolare della N.P. Srl è stato disponibilissimo nell’istruirmi) e ho fatto una splendida visita alla biblioteca universitaria della facoltà di Agraria di Bologna.

I vantaggi di avere il verde pensile sono innumerevoli: innanzitutto abbiamo una capacità naturale del terreno di trattenere acqua che viene rilasciata nell’ambiente mediante l’evaporazione in loco, evitando di avere zone esageratamente secche (città) e sono troppo umide (zone di raccolta delle acque); inoltre sono un vero e proprio toccasana per quanto riguarda la pulizia dell’aria perché i giardini pensili hanno la grande capacità di frenare le polveri sottili, di assorbire i più comuni inquinanti facendoci respirare decisamente meglio; i giardini pensili hanno anche la grande capacità di isolare termicamente ed acusticamente i solai su cui poggiano creando uno strato di separazione tra il mondo esterno e migliorando in comfort abitativo ed il risparmio energetico.

Riconosciuto unanimemente dal mondo di chi tratta i giardini pensili è il valore fondamentale dello strato impermeabile: “Nella progettazione e realizzazione di una copertura a verde pensile occorre ricordare che lo strato di impermeabilizzazione riveste un’importanza fondamentale” (Giardini Pensili – Paolo Abram – Pag. 80 – Gruppo editoriale Esselibri-Simone) e “Fino ad oggi, purtroppo, l’argomento impermeabilizzazione nel progettare verde pensile è stato spesso superficialmente sottovalutato” (idem – Pag. 81); ho deciso di citare queste due frasi perché portatrici di un disagio da parte del mondo della progettazione verso coloro che rendono difficile la costruzione di un giardino pensile a causa di una forte ignoranza in materia di impermeabilizzazione che diventa ostativa nella realizzazione del giardino.

Come si può realizzare un giardino pensile: chiaramente non mi arrogo il diritto di scegliere i materiali idonei, soprattutto per quanto riguarda la stratigrafia vegetativa, ma per quanto riguarda lo strato a tenuta posso dire la mia.

innanzitutto la scelta del materiale impermeabile: possiamo utilizzare i più svariati materiali impermeabili, dalle guaine bituminose, alle resine poliuretaniche o epossidiche.

L’ostacolo più importante che deve affrontare lo strato impermeabile è il propagarsi delle radici che, con il loro elevato potere punzonante, possono bucare il più resistente dei calcestruzzi! Per ovviare questo problema è necessario che l’impermeabilizzazione sia studiata nel dettaglio valutando pro e contro di ogni sistema utilizzabile e scartando quelli che renderebbero lo strato a tenuta deteriorabile nel breve periodo.

Un grande problema riscontrabile, come già detto, è l’effetto punzonante delle radici che si possono insinuare sia nello strato impermeabile, ma più facilmente nelle giunte che si possono presentare con alcuni materiali prefabbricati (guaine bituminose o poliolefiniche ad esempio): proprio le giunzioni tra i teli sono un punto delicatissimo, come un punto molto delicato è la resistenza al punzonamento statico: la capacità di un materiale di resistere alla penetrazione di un corpo: questo valore viene migliorato notevolmente dalle armature in quei prodotti che non ce l’anno naturalmente. Altro grosso ostacolo è la capacità di un materiale di fornire nutrimento alle radici, oltre a tutte le problematiche che normalmente dobbiamo affrontare in una copertura.

La scelta può essere semplice se non si tiene presente tutto questo e altrettanto sbagliata con gravi conseguenze economiche per coloro che progettano o eseguono il lavoro.

Per poter scegliere il miglior sistema impermeabilizzante è necessario conoscere le caratteristiche che deve avere in assoluto:

  • Stabilità dimensionale (max < 0,5%);
  • Resistenza al carico statico (alberi, muretti, etc.);
  • Flessibilità a freddo (più è bassa meglio è);
  • Lento invecchiamento;
  • Tenuta all’acqua (lo so che sembra una battuta, ma controllerei i dati di permeabilità prima di scegliere);
  • Protezione dalle radici.

La guaina bituminosa: esistono specifiche guaine bituminose per i giardini pensili dette “guaine antiradice” ciò grazie ad un additivo della Bayer: il “preventol”… usato da tutti indistintamente in quanto il miglior repellente per radici utilizzabile nella produzione di guaine bituminose; altra caratteristica che deve avere una guaina antiradice è un’armatura importante, spesso si usano quelle per i ponti, ed una stabilità dimensionale elevatissima per poter garantire che lo strato a tenuta non si muova nel tempo; gli svantaggi sono evidenti: chiaramente il bitume è necessario addittivarlo in quanto è in gran parte composto da carbonio che attira come una calamita le radici delle piante; inoltre se le saldature non sono effettuate a regola d’arte sono facilmente punzonabili dalle radici che non trovano l’ulteriore ostacolo dell’armatura in quella zona.

Malte elastiche ed additivi cementizi: personalmente le sconsiglio in questo campo in quanto hanno bassissime resistenze alla lacerazione ed al punzonamento, oltre ad un basso spessore di materiale presente a lavoro finito ed ad un’inesistente elasticità; d’altro canto non presentano materiali nutrenti per le radici e sono esenti da sormonte in quanto parliamo di impermeabilizzazioni continue fabbricate in loco.

Guaine sintetiche poliolefiniche o PVC: sono sicuramente membrane che migliorano l’approccio dell’impermeabilizzazione rispetto a quelle bituminose e non hanno necessità di avere additivi specifici per allontanare le radici, il loro valore di opposizione al punzonamento è valido, anche se qualche perplessità la riscontro sulle metodologie di sormonta: in questi materiali i sormonti vengono eseguiti puntualmente facendo aderire i due teli in due punti tra di loro e lasciando un piccolo “tunnel” d’aria tra una zona di saldatura e l’altra; per carità, questo tipo di saldatura è addirittura certificabile… ma come ben sappiamo alle radici delle certificazioni interessa poco e possono, nel lungo periodo, arrivare a bucarle.

Guaine sintetiche EPDM: sicuramente sono le più resistenti in quanto completamente inerti, con alti valori sia al punzonamento, sia alla lacerazione e con il grande vantaggio di poter avere un telo unico per la costituzione dello strato a tenuta; anche nel caso si utilizzino più teli è necessario ricordare che i teli EPDM si saldano per vulcanizzazione che rende i due teli saldati un unico telo con tutte le caratteristiche del telo originario; grazie a queste caratteristiche è possibile avere, addirittura, un telo tridimensionale prefabbricato che può essere creato direttamente sul disegno del giardino pensile; gli svantaggi sono facilmente ammortizzati dai vantaggi e si tratta semplicemente di un costo un po’ più elevato rispetto alle poliolefine o ai prodotti bituminosi.

Le resine: chiaramente senza entrare nello specifico delle caratteristiche di ogni resina presente sul mercato (quello fatelo voi leggendovi le schede tecniche) ricordo che le resine sono un ottimo sistema impermeabilizzante in quanto naturalmente antiradice, armabili con armature di diverso calibro, addirittura con armature raddoppiabili per migliorarne decisamente la resistenza al punzonamento; inoltre non hanno alcun tipo di sormonto in quanto vengono posate prima della polimerizzazione che avviene direttamente sul solaio da impermeabilizzare; sicuramente sono la scelta più onerosa che si possa fare.

Come al solito la miglior scelta, probabilmente, è quella di prendere il meglio dai materiali mischiando i sistemi tra di loro: ad esempio possiamo utilizzare un sistema prefabbricato per il piano e i risvolti verticali (bituminoso, poliolefine, PVC, EPDM) ed effettuare le sigillature verticali con l’utilizzo di una resina compatibile con il sistema principale: questo garantisce di contenere i costi sui materiali e di avere il meglio dai prodotti usati.

Ma una stratigrafia non può essere completa se non si pensa anche all’evacuazione dell’acqua: sopra lo strato a tenuta è necessario creare uno strato drenante che permetta all’acqua in eccesso, di evacuare verso gli scarichi predisposti e il miglior materiale in commercio è sicuramente un geocomposito formato da uno o due strati di TNT con in mezzo una rete di HDPE che permette di avere una camera d’aria sufficiente a trasportare liberamente l’acqua.

Chiaramente non finisce qui: approfondiremo il discorso giardini pensili proprio partendo dallo strato drenante.

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La barriera al vapore

Vista la brutta stagione, come tutti, sto facendo una valanga di preventivi (speriamo ne vadano in porto il più possibile) e mi imbatto sempre di più in una casistica di guaine bituminose che si usano sempre meno: la barriera al vapore!

La barriera al vapore ha il compito di non far passare il vapore acqueo attraverso la struttura del tetto fermandolo e lasciandolo allo stato gassoso (se il coibente è stato ben calibrato).

Spesso mi sento dire che basta una guaina normalissima o un telo traspirante, in fondo perchè spendere tanti soldi per una guaina che ha un foglio di alluminio al suo interno?

Bene la risposta dovrebbe darla in automatico il termotecnico (oggi sempre più importante nella scelta dei materiali): per preservare il coibente nel tempo evitando che il vapore acqueo si condensi al suo interno rovinando il pannello termico.

Nonostante ciò molti termotecnici neanche sanno che esiste la barriera al vapore o com’è fatta; per questo faccio un piccolo elenco di materiali che normalmente vengono chiamati, spesso impropiamente, barriera al vapore:

Barriera al vapore: guaina bituminosa con un foglio di alluminio al suo interno accoppiato all’armatura (spesso velo vetro); potrebbe non avere l’alluminio ma comunque deve avere un “mu” (scusate ma non trovo la lettera greca sulla tastiera) di almeno 90.000; chiaramente più questo valore è alto meglio è il prodotto!

Freno vapore: tutti quei materiali bituminosi o sintetici che hanno un “mu” inferiore a 90.000;

Traspirante: esattamente il contrario della barriera al vapore; in questo caso il “mu” è bassissimo e il suo compito è proprio quello di far passare il vapore acqueo; si usa spesso nelle strutture in legno.

Dato per certo che la barriera al vapore è indispensabile quando posizioniamo un coibente nasce una diattriba sull’utilizzo del materiale con le fibre naturali: personalmente penso che non sia il caso di usare un prodotto bituminoso, semplicemente perchè è difficilmente accoppiabile con le fibre naturali, ma un prodotto similare sintetico lo metterei sicuramente proprio per evitare che le fibre, di cui è composto il coibente, si possano impregnare d’acqua nel tempo e, quindi, degradarsi non funzionando più!

Tra i materiali attualmente sostitutivi la barriera al vapore bituminosa ci sono dei teli sintetici in Polietilene, in PVC e i coibenti radianti ( o riflettenti) in quanto sono rivestiti d’alluminio.

Spero di aver fatto un po’ di chiarezza sull’argomento, nel quale ci sarebbe da discutere per un giorno intero; nel caso abbia fatto più confusione postate che cercherò di rimediare! Se avete, invece, da aggiungere fate tranquillamente! siamo quì per discutere dell’argomento!