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Malte elastiche – siamo alla resa dei conti?


Nell’ultimo anno si sta vivendo una situazione particolare che sta mettendo in crisi di risultati una particolare tecnologia di impermeabilizzazione: le malte elastiche. Chi mi conosce sa che non ho mai avuto grande simpatia per tale tecnologia, soprattutto perchè si è voluto portarla fuori dal suo ambito originale della protezione nelle riprese di getto nel rispristino del calcestruzzo.

Nonostante le mie gufate sembra che la tecnologia si stia rivelando molto più fallace di quanto non si potesse immaginare inizialmente.

Innanzitutto cominciamo a togliere dei dubbi: come protezione nel ripristino del CLS funziona benissimo e non ha alcun tipo di problema; come impermeabilizzante di superfici orizzontali, invece, si sta rivelando un colabrodo. Prima che mi si lancino strali perchè “tu odi il mapelastic” (cosa vera tra parentesi), spiego che non è il prodotto in sé ad avere problemi, ma è nell’interazione con altri additivi di altri materiali che diventa fallace.

Facciamo un po’ di storia: quattro anni fa scrissi un articolo (impermeabilizzare un massetto alleggerito) dove feci una lunga ricerca per spiegare come mai una guaina bituminosa poteva invecchiare velocemente (in sei mesi era a fine vita) quando veniva applicata sopra un determinato tipo di massetto alleggerito (leggetevelo, non lo riassumo qui). Durante i quatto anni che sono passati ho avuto modo di parlare con molte persone (tecnici, chimici, fisici, muratori, impermeabilizzatori, etc.) discutendo sempre di questo problema e difendendo le mie teorie. Vengo a scoprire che non sono l’unico a pensare che i tensioattivi usati in edilizia possano creare problemi alle guaine bituminose.

Oramai è un dato assodato: i massetti alleggeriti contenenti tensioattivi danneggiano le guaine bituminose, a tal punto che i produttori di MBP proibiscono l’utilizzo di tali pacchetti; mentre i produttori di cementi…. tacciono! Proprio questo tacere ora si sta rivelando un’arma a doppio taglio! Infatti ci sono alcuni laboratori, alcune aziende, che stanno studiando il fenomeno per venirne a capo: i primi come tester di provini nati da cause in tribunale, le seconde per produrre materiali che possano resistere a tali aggressioni chimiche.

Rimane che senza un perchè chiaro e facile da capire non è possibile continuare a lavorare.

Arriviamo a ciò che è successo nell’ultimo anno: molte volte sono stato chiamato per analizzare terrazzi (anche molto grandi) che, nonostante l’applicazione di malta elastica secondo i criteri dettati dal produttore, perdono copiosamente. L’analisi di alcuni carotaggi mi ha portato a rilevare come, nonostante se ne vedessero i segni, fosse assente l’armatura richiesta e di come la malta elastica avesse assunto un comportamento molto strano, o ne trovavo delle lastre vetrificate completamente separate dal resto del pacchetto o trovavo della strana melma grigiastra inconstitente.
Ma come poteva succedere una cosa del genere? In primis mi sono semplicemente gongolato nel mio odio verso il materiale, ma più i casi si succedevano più questa cosa mi sembrava strana fino ad arrivare addirittura ad assolvere la tecnologia.

Ho ripreso in mano il vecchio articolo a causa di un progettista che mi chiese come impermeabilizzare un massetto alleggerito e, rinfrescandomi la memoria ho cominciato a pormi delle domande. Contestualmente ho avuto una chiacchierata molto importante con un chimico di un centro analisi. Dopo aver spiegato l’azione dei tensioattivi la discussione è subito andata sul passaggio successivo: a cosa servono i tensioattivi in edilizia oltre ad alleggerire i massetti o i sottofondi? Beh scopro che servono anche come emulsionanti per le malte cementizie di vario genere: calcestruzzi, colle per pavimenti, massetti premiscelati, intonaci etc.

Insomma il mio sospettato numero uno da un solo utilizzo mi è diventato un’epidemia! Comincio a cercare su internet qualche notizia e, a dire il vero, ne trovo poche, almeno notizie specifiche e non solo vaghi accenni: “l’industria edilizia, che consuma soprattutto tensioattivi economici per rendere più fluidi gli impasti di cemento, più porosi i rivestimenti ecc.” (nuovo dizionario di merceologia e chimica applicata – volume 7 – Hoepli editore – 1977)

Toh compare la parola “Economici”. Che strano…. i produttori di materiali di edilizia che usano prodotti economici! Non ci crederete ma ancora una volta mi sono lasciato trasportare dai miei preconcetti verso determinati prodotti ed aziende. Certo che usano quelli economici, visto che i tensioattivi non nascono certo per essere usati in edilizia, ma è semplicemente una scoperta moderna. Non essendo mai a contatto con sistemi delicati (cibo, cucine etc.) non è necessario che siano il massimo della raffinatezza o altro, devono solo fare il loro lavoro. Ma qual’è questo lavoro? Qui entriamo in qualcosa di più tecnico: i tensioattivi aumentano la bagnabilità o la miscibilità tra liquidi diversi.

tre caratteristiche: aumentano la bagnabilità, quindi migliorano la reazione con l’acqua, aumentano la miscibilità, quindi migliorano la capacità dei materiali di miscelarsi…. tra liquidi diversi, azz. non dei materiali, ma dei liquidi! Qui sorge il problema: come può un intonaco in sacchi da 25 kg essere liquido? Beh… aggiungendo acqua. Bene, ma quando un intonaco è posato non è più liquido, ma ben solido, ce ne rendiamo conto tutte le volte che ci appoggiamo al muro!

Non rimane che adoperare un metro di giudizio diverso e per metro intendo proprio un’unità di misura: ho cominciato a ragionare come fossi diventato microscopico, come se navigassi dentro una goccia d’acqua che sta cadendo dal cielo: la goccia cadendo su un pavimento cerca immediatamente un via di fuga (è un liquido non un solido) che spesso trova in microcrepe presenti tra una mattonella e l’altra o in stuccature saltate o semplicemente nella porosità di un materiale sbagliato che si è utilizzato nella pavimentazione. Continuando a percorrere la strada della nostra goccia arriviamo velocemente allo strato di colla sottostante le mattonelle, continua a correre fin quando non trova una barriera: l’impermeabilizzazione. Lo strato che incontra è una malta elastica (chiamatela con il nome commerciale che volete) che è stata stesa sul massetto pendenziato perfettamente. Il problema è che lì sotto la goccia non ha modo di correre libera verso la massima pendenza, ma rimane imprigionata nei canali costituenti in materiale più assorbente limitrofo all’impermeabilizzazione, ossia la colla. Questa colla, frutto di anni e anni di ricerca da parte di laboratori specializzati è composta da una miriade di elementi chimici, resine, cementi particolari, inerti sceltissimi…. e tensioattivi che ne migliorano la tixotropicità! Ahia….. il nostro indiziato speciale.

Facciamo un altro caso: uno splendido terrazzo che funge anche da tetto per un appartamento al piano di sotto, poniamo che al di sotto viva una famiglia emiliana che tutte le domeniche fa il brodo e cucina i fantastici tortellini tradizionali (o una famiglia russa che fa il borsh o quella che volete). Facendo il suo brodo la signora Maria (inventiamo un nome poco usuale) crea una valanga di vapore (come del resto il sig. Mario quando si fa la doccia e tutta la famiglia vivendo nella casa) che piano piano penetra attraverso la struttura del soffitto. La nostra molecola di vapore, come la precedente goccia di pioggia, comincia il suo viaggio attraverso la struttura prima dell’intonaco, poi dei travetti e delle pignatte, poi della caldana, poi del sottofondo alleggerito, poi del massetto fino ad arrivare alla barriera che non riesce ad attraversare, anche perchè la nostra molecola di vapore, nel frattempo, è diventata liquida a causa della condensa: l’impermeabilizzazione che questa volta è stata fatta con una malta elastica (sempre per distinguersi dal caso precedente) e lì si ferma.

In comune i due casi hanno una caratteristica: l’acqua liquida arriva a toccare e sostare sull’impermeabilizzazione. Non voglio sindacare sul fatto che ci sia più o meno acqua o su quale stato fisico ha e in che percentuale, ma sul fatto che c’è!
Due problemi: il primo immediato, abbiamo un ristagno d’acqua a contatto con uno strato impermeabilizzante che non regge il ristagno d’acqua (leggetevi le schede tecniche); secondo abbiamo dei materiali che sono maturati nel tempo che contengono dei tensioattivi che rimangono latenti al loro interno. che non possono più reagire con i materiali per cui erano stati inseriti, ma con l’acqua sì (ci ricordiamo che agiscono sui liquidi). Questi non sapendo cosa fare ed essendo stati riattivati, decidono di compiere di nuovo la loro opera: ossia rendere idrofili i materiali, sciogliere i legami della tensione superficiale dei materiali, sciogliere i materiali tra di loro e mantenerli miscelati… insomma li fanno regredire ad uno stadio in cui non servono più a nulla! Ovviamente quest’azione si concentra dove l’acqua ristagna, ossia sull’impermeabilizzazione, quindi è proprio questo strato il primo che viene aggredito.

Risultato: l’impermeabilizzazione si scioglie completamente o, se passa molto tempo e l’acqua evapora, si cristallizza in uno strato fragilissimo. E l’armatura che fine ha fatto? Beh se n’è andata! L’ambiente che si crea grazie ai tensioattivi azionati è particolarmente poco adatta alla povera fibra di poliestere che non regge più. Totale della situazione, le malte elastiche stanno rendendo i conti all’oste dopo meno dei 10 anni che la legge richiede come garanzia e il bello è che gli stessi produttori di malte elastiche sono coloro che hanno messo il loro killer all’interno dei materiali che gli sono di contorno (e non escluso anche nelle malte elastiche stesse). Insomma i nostri tensioattivi tanto utili nella posa dei materiali che utilizziamo per costruire le nostre case sono delle bombe ad orologeria per la struttura stessa. Ovviamente non vanno a degradare il calcestruzzo, ma sicuramente vanno a degradare lo strato impermeabile che lo protegge e protegge i nostri solai.

Non solo le malte elastiche sono a rischio, ma anche le guaine bituminose con le loro armature in fibra di poliestere e la loro massa grassa, lo sono anche i manti in TPO che vengono rammolliti nel tempo.

Come si può sistemare questa situazione: beh rifacendo le impermeabilizzazioni cambiando i materiali utilizzati; utilizzando sistemi impermeabilizzanti che non vengano attaccati dai tensioattivi; costruendo le giuste stratigrafie che vincolino l’acqua e il vapore esattamente dove vogliamo che resti.

Non c’è da preoccuparsi se non dell’incompetenza di chi ci fa i lavori o li progetta. Per le nuove costruzioni è il caso di valutare molto bene delle barriere al vapore vere e non dei teli bucherellati che hanno avuto la certificazione di B.V. Solo perchè ci si è fatta una norma a proprio uso e consumo. Chiediamo che i materiali siano capaci di resistere al ristagno dell’acqua e valutiamo se ci potranno essere conseguenze nell’interazione tra i singoli componenti della casa dove abitiamo: insomma chiediamo che siano dei veri professionisti dell’edilizia quelli che ci seguiranno e, lasciatemi lanciare un altro sasso nello stagno, non facciamo i tirchi. Se dobbiamo spendere migliaia di euro in un lavoro, spendiamone qualcuno in più in un consulente preparato che possa fare i nostri interessi e non quelli dell’impresa incaricata.

Addenda dopo alcune discussioni: Non ho citato appositamente l’errore di posa, l’incompetenza di operatori, progettisti e fabbricanti, non ho segnalato tutti i particolari che potrebbero effettivamente far funzionare o meno un sistema semplicemente per puntare il fuoco su un problema che a me pare molto importante. Non ho citato marchi commerciali o prodotti perchè ritengo che non sia un problema di prodotto singolo ma di sistema, oltre al fatto che non posso citare ciò che è coperto da segreto istruttorio o da segreto industriale di cui sono venuto a conoscenza in veste di consulente o per semplice fortuna.
Ritengo che il mio ragionamento sia giusto, ma non pretendo che lo sia! voglio, sostengo e pretendo che si discuta dell’argomento con mente aperta per risolvere una serie di danni che si stanno verificando ovunque e che porteranno non solo molto lavoro ma anche molta litigiosità nel settore.


Di Arcangelo Guastafierro

Progettista di sistemi termo-impermeabili e di sistemi di manutenzione dell'involucro edilizio. Tecnico specializzato presso lo Studio Poseidon S.r.l. e presidente dell'associazione Imperbene

16 risposte su “Malte elastiche – siamo alla resa dei conti?”

Buongiorno nel suo articolo ci sono un’enormità di imprecisione e di errori. L’unica cosa che potrebbe essere accettata, é che la posa dei sistemi deve essere affidata a professionisti, e questo vale per qualsiasi sistema al mondo.
Riconsideri bene quanto affermato e non spari sentenze senza avere conoscenze chimiche.

Saluti

Dino

Esimio Dino Vasquez concordo pienamente con Lei che la realizzazione di un sistema impermeabilizzativo dovrebbe essere affidato a dei professionisti, peccato però che queste restano solo chiacchiere. infatti come già fattole notare nel corso del fatidico simposio a cui avevo partecipato, la maggior parte del “Santo MAPELASTIC ora anche TURBO” e commercializzato dai rivenditori edili e pertanto finisce in “mano” a muratori e piastrellisti, che sono sicuramente “specializzati” in tutto fuorché nella realizzazione di sistemi impermeabilizzativi. Vi siete rivolti all’Arch. Broccolino per una collaborazione e per quanto mi è dato di sapere ha predisposto una soluzione tecnica per l’impermeabilizzazione dei balconi. Una delle poche cose per cui utilizzo anch’io il “Santo MAPELASTIC”, peccato però che la soluzione di Broccolino non è altro che una rivisitazione della soluzione che il sottoscritto si è inventato agli esordi del suddetto Santo. Se me lo avesse chiesto le avrei mandato tutta la documentazione in mio possesso come avevo già fatto con l’Arch. Broccolino molto prima della sua collaborazione con voi.

Molto probabile che ci siano errori ed imprecisioni, alcune dettate dal non voler diventare prolisso altre dovute a carenze cognitive (non sono un chimico). Concordo che le impermeabilizzazioni debbano essere fatte da professionisti o seguite da professionisti in cantiere, così come debbono essere progettate con l’aiuto dei professionisti.
Una cosa, però, mi piacerebbe che mi dicesse: dove il discorso generale è sbagliato? parliamone! discutiamone e chiariamo questo mio punto di vista!
Non sono il depositario della verità ma allo stesso tempo non ho scritto di getto ciò che si può leggere sopra, ho parlato con chimici e fisici, con tecnici di laboratorio e uffici tecnici di produttori sia di materiali cementizi sia di impermeabilizzanti e la mia tesi è stata sostenuta anche in cause tutt’ora in dibattito in tribunale … non credo che sia totalmente campata in aria! piuttosto penso che possa essere stata ragionata male, pertanto le chiedo di aiutarmi a chiarirmi e chiarire ciò che ho scritto.

Se risulta che abbia scritto una sciocchezza madornale senza alcun tipo di fondamento cancello l’articolo senza timori, lasciando solo la scritta “MI SONO SBAGLIATO”.

Arcangelo

Innanzitutto non si posano i sistemi cementizi mai sui massetti alleggerito, ma deve essere posato un foglio di polietilene e successivamente un massetto armato di idoneo spessore che va fatto maturare e qs può variare a seconda del tipo.
I sistemi cementizi vengono utilizzati anche per impermeabilizzare anche opere idrauliche e non é possibile che riportino la dicitura non idonei al ristagno d’acqua cosa che viene riportata nell’utilizzo dei sitemi acrilici. La posa poi della colla deve essere sempre fatta in modo che l’acqua possa defluire senza ostacolarne il suo cammino verso le pendenze.
Saluti

Concordo pienamente sui sistemi cementizi, ma io ho parlato solo ed esclusivamente delle malte elastiche. Ho escluso a priori tutti gli altri, per due motivi: il primo perchè non li ho studiati nel caso e problema specifico, secondo perchè non credo che abbiano questo genere di problemi.
So bene come vengono usati gli altri sistemi cementizi (Tunnel sotto la manica o la Palma di Dubai), anzi mi sto appassionando ai sistemi con i sali monosilicati perchè risolvono molti problemi nelle strutture interrate che con altri non si sistemerebbero al 100%.
Per quanto riguarda la posa su massetti alleggeriti ho da ridire, ma potrebbe essere solo un qui pro quo di nomenclatura. Per massetto alleggerito intendo un massetto idoneo alla posa di una pavimentazione ma con additivi alleggerenti. Tutt’altro dai sottofondi alleggeriti che vengono utilizzati per chiudere gli impianti, come coibenti (ahimè anche così), come strato per alzare delle quote etc. che non hanno resistenza alla compressione o altro e devono idoneamente essere separati per poi realizzare dei massetti qualificati per la posa del pavimento. Come additivi alleggerenti si trova di tutto, dai tensioattivi ai truccioli riciclati di copertoni ad elementi naturali come la perlite alle palline di polistirene…. non entro nel merito del singolo prodotto o additivo, a me interessa solo il primo.

arcangelo, mi pare che il tuo discorso parta da preconcetti che tu stesso hai ammesso. Per quanto tu ti voglia sforzare a mantenerti equidistante è ovvio che alla prima occasione cadresti nella tentazione di incolpare un sistema piuttosto che un altro. Io, da conto mio, sono di parte e non ho intenzione di mettermi a discutere le tue convinzioni che come affermi dovrebbero essere supportate da dati tecnici riportati da fisici e chimici che non nomini.
Però
Mi limito a denotare che in rispetto alla quantità di malta elastica venduta sono drammaticamente poche le contestazioni per mancanza di tenuta, almeno nella mia zona che dal punto di vista di impermeabilizzazione non è certo semplice, quindi ti chiedo:
Non è possibile che l’errore umano sia ben più influente nei pochi casi che mi capitano rispetto alla teoria del tensioattivo ( perchè di teoria su tratta)?

Ho come il sospetto che questa crociata contro l’utilizzo delle malte cementizie elastiche abbia un altro fine, saluti.

Sicuramente l’errore umano è determinante, ma, se hai letto bene l’articolo, non l’ho preso in considerazione per non creare confusione. Certamente se non si seguono i dettami della casa madre non si può pretendere che il sistema venga garantito da essa. Il punto che voi uomini Mapei siete gli unici che contestano la validità della mia tesi senza leggere fino in fondo ciò che ho scritto nel paragrafo “Addenda dopo alcune discussioni”

Più che chiedere a me se ho secondi fini mi chiedo se voi tecnici commerciali non abbiate la coda di paglia!

Rispondo al fatto che non vi siano contestazioni verso i produttori, o meglio siano poche: molto semplicemente perchè in tribunale il primo a venire citato è l’applicatore del materiale che non si farà mai venire in mente di chiamare in causa il produttore per timore reverenziale (“ma figurati se chiamo loro…. con gli avvocati che si possono permettere mi farebbero perdere” questo è uno dei commenti che sento più spesso), per ignoranza e per mancanza di fondi perchè, ricordiamoci, che una causa costa molto denaro.

Per quanto riguarda la tua frase : ” le tue convinzioni che come affermi dovrebbero essere supportate da dati tecnici riportati da fisici e chimici che non nomini” ti rimando sempre al pagrafo finale dell’articolo: non posso citare che non vuole essere citato o non vuole essere citato, ma i dati li HO in mano e le mie conclusioni SONO supportate da dati scientifici. ma con delle cause in corso non possono essere citati. Come non vogliono essere citate diverse aziende che producono impermeabilizzanti (posso dire che sono totalmente italiane… ma di più mi è proibito) per loro volontà in quanto stanno per immettere i prodotti sul mercato e temono lo spionaggio industriale. Il fatto di avere avuto notizie in confidenza non fa divenire queste notizie meno vere di quelle palesi. Comunque entro breve avremo i prodotti che dimostrano tale tesi sul mercato e sono pronto a scommettere che anche la sua azienda mandante li sta già studiando, sempre che non li abbia già nel cassetto da tempo.

Io leggo sempre tutto Arcangelo, la tua “addenda” è solo un modo per nascondere la mano dopo aver lanciato il sasso, ma ci sta, come ci sta che io per rispondere in maniera efficace non possa fare a meno di citare determinate situazioni. purtroppo, visto che hai capito da dove vengo ho dovuto cercare anche io da dove venissi tu e non sono affatto rimasto sorpreso nello scoprire che sei un collega rappresentante di aziende di MBP e prodotti “alternativi” alle tanto vituperate malte cementizie.
Questo mi fa perdere molto del mio entusiasmo nel risponderti dacchè sarebbe impossibile argomentare senza una ferma ed inconcludente opposizione.
In pratica questa è una discussione inutile e sterile.
Rispondo solo a due aspetti evidenziati da te.
Le contestazioni non nascono con l’idea di andare subito in tribunale, per tua stessa ammissione sono davvero poche, altrimenti non avresti provato a giustificarne la pochezza, ma sono poche proprio le richieste di sopralluogo per problemi di impermeabilizzazione di lavori realizzati con i nostri prodotti, a fronte di un fatturato davvero importante con questi sistemi io in 13 anni di attività avró fatto forse 30 sopralluoghi, e in nessuno di questi mancavano macroscopici errori degli applicatori.
In ultimo: dire che esistono dati tecnici e poi non mostrarli ti pone sullo stesso piano di aziende che chiamano il proprio prodotto eco-compatibile e di fianco hanno l’etichettatura di rischio ambientale.

Se puoi mostrare i dati, citali, sennó credo sia meglio evitare.

Peace!

Premetto che il mestiere che una persona fa non è pregidizievole nei confronti della propria conoscenza tecnica. Mi fa piacere che tu faccia parte di quegli agenti che vanno a vedere i problemi sui cantieri, non tanto per dare responsabilità ad uno o all’altro, ma per capire cosa possa essere successo.

L’Addenda è stata una necessità nata da una mia mancata premessa: l’articolo tratta un problema che si sta verificando (e io di interventi ne ho fatti ben più di 30 nel 2014 e non come venditore, ma come perito di parte) e che non voleva trovare soluzione. Non solo, si è verificato anche con Mapei, ma non nasce da essa, ma da Volteco (giusto per nominare anche un concorrente con un caso non in causa …. o almeno non ancora). la tecnologia era quello che mi interessava trattare e le sue fallacità che si sono verificate in itinere. Non ho voluto dare responsabilità alle aziende produttrici se non nel fatto che si siano fatte di nebbia quando sono arrivate alcune richieste di chiarimenti (tra cui la mia e quella di un paio di miei assistiti dove tutti i maggiori produttori di malte elastiche non hanno risposto) perchè, probabilmente, le ritenevano inutili o non economicamente interessanti.

Appena potrò pubblicare i dati da laboratorio li pubblicherò.

ah… dimenticavo: io tratto tutte le tecnologie impermeabili perchè sono assolutamente sicuro che ogni tecnologia sia idonea al suo uso studiato. tra queste anche le malte elastiche.

Buongiorno Sig Arcangelo, quello che Come Mapei posso fare è di invitarla presso i nostri laboratori di ricerca e sviluppo e organizzare un confronto tecnico scientifico e non continuare questa sterile discussione mediatica. Mi faccia sapere il suo parere è disponilitá.

Saluti Dino Vasquez
PM Waterproofing Mapei

Salve , da premettere innanzitutto che non sono un tecnico edile , ma sono uno che si è affidato ad una ditta specializzata per piastrellare il terrazzo. Da premettere che i lavori sono stati eseguiti da zero togliendo tutto il vecchio fino al solaio , dopodiché a rifatto il massetto ma prima ancora a posato del polistirolo da 8 cen , masseto con un prodotto in sacchi da 25 kg in cui è stata aggiunta una rete metallica ed infine due mani di mapelastic con dovuta armatura e piastrelle posate con la dovuta colla . Ma aimé dopo cinque anni mi ritrovo che ho dovuto rimuovere tutte le mattonelle perché la colla non a fatto presa sulla guaina elastica, il mapelastic e diventato come vetro non è più elastico , l’armatura in certi punti si è sciolta , ma la cosa più preoccupante è che in molte zone la guaina elastica e diventata poltiglia, mi sembra burro che si toglie con le mani e sotto è tutto umido , come si spiega questa cosa ? Dopo aver speso 20 euro per realizzare un terrazzo mi ritrovo in queste condizioni . Allora mi domando era meglio la classica guaina ? Secondo me si , forse ci stiamo fidando di materiali che non sono stati del tutto, voglio aggiungere un ‘ ultima cosa un prodotto che serve per impearmilizzare terrazzi etcc no può essere garantito per dieci anni mi sembra davvero poco
Spero che qualcuno mi aiuti a risolvere il mio problema grazie

Quello che è successo sulla sua copertura è il classico esempio di “Idrolisi Alcalina”, ossia gli elementi polimerici che facevano parte dei materiali usati si sono modificati a causa dei tensioattivi contenuti nelle malte per renderle lavorabili. In particolare si sono depolimerizzati, ossia sono tornati, mi passi il semplicismo, agli elementi originali e non funzionano più.
Il rimedio è uno solo: rifare il manto impermeabile. Non è necessario rimuovere nuovamente il massetto, si possono usare materiali impermeabili superficiali da usarsi direttamente sotto le mattonelle, non prima di aver fatto asciugare completamente il massetto. Per asciugare si intende che l’umidità del massetto deve scendere sotto il 4% (meglio 3%).
Se mi scrive in privato posso darle indicazioni sui prodotti utilizzabili, purtroppo la pavimentazione dovrà comunque essere rimossa.
Le dico anche che 20 Euro al metro non erano tanti per fare il lavoro che ha descritto. Anzi, sarebbe stato il solo costo delle guaine bituminose (oggi anche 30 al metro a causa delle speculazioni sulle materie prime).
In ogni caso consiglio sempre di chiamare un tecnico che risponda delle scelte e non un’impresa che faccia le scelte.
La saluto e le auguro buona giornata

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