In genere tutti quei tipi di serramenti di finestra che permettono la vista verso l’esterno, ma impediscono la vista dell’interno dal di fuori. Anche come sinonimo di persiana alla romana.
Progettista di sistemi termo-impermeabili e di sistemi di manutenzione dell'involucro edilizio. Tecnico specializzato presso lo Studio Poseidon S.r.l. e presidente dell'associazione Imperbene
In genere tutti quei tipi di serramenti di finestra che permettono la vista verso l’esterno, ma impediscono la vista dell’interno dal di fuori. Anche come sinonimo di persiana alla romana.
Caratteristica di alcuni materiali di disgregarsi per azione del gelo, a causa della porosità di detti materiali l’acqua penetra, e diventando ghiaccio aumenta di volume e facendo pressione ne provoca la disgregazione.
contrario: ingelivo
Specie di mensola di sotegno in legno duro di forma trapezoidale. Nella capriata tiene saldi gli arcarecci.
Generalmente spazio coperto di sviluppo longitudinale con lo scopo di mettere in comunicazioni due luoghi, due ambienti, ecc. Le G. di opere stradali e ferroviarie, possono essere rettilinee o con curve, ma sempre con un profilo altimetrico non orizzontale (eccetto per G. molto corte) per evitare il ristagno delle acque. La peforazione di una G. presenta, nella maggioranza dei casi, molte e gravi difficoltà: durezza delle rocce, presenza di acque sotterranee, pressioni elevate, distacchi e franamenti, emanazioni di gas, alte temperature, ecc., difficoltà quasi tutte correlate con la natura del terreno, è quindi necessario uno studio accurato geognostico preventivo alla progettazione e all’esecuzione dell’opera.
Tipo di argine costituito da gabbioni parallelepipedi di rete di filo di ferro zincato, riempiti di pietrame e disposti in corsi regolari così da formare una grande e robusta muratura per protezione di scarpate fluviali, per costruzione di briglie in alveo e simili.
Questo è l’ultimo articolo della serie “come leggere le schede tecniche delle membrane bituminose“. L’ho lasciata per ultima perchè è stato piuttosto difficile reperire le fonti. Per questo devo ringraziare pubblicamente Marcello Grigatti che mi ha seguito e documentato circa la marcatura CE!
Partiamo dalle fonti: non abbiamo una norma, o meglio, abbiamo la EN13707, ma le linee guida sui dettagli del prodotto sono state date da AISPEC-MBP, ossia dai produttori stessi di guaine bituminose. Si sono dati dei minimi standard per ogni tipo di applicazione, salvo che non fossero già previsti da normative già in vigore.
A questo punto continuiamo con le esclusioni da queste linee guida (perchè vi è già una normativa che ne parla):
Analizziamo ora le definizioni che le Linee Guida ci danno, ricordando che spesso sono prese dalle norme e, quindi, potrebbero essere ripetitive.
Le guaine vengono divise e definite con alcuni parametri, di cui i più importanti sono il COMPOUND (ossia la mescola bituminosa) e l’ARMATURA; il primo si divide in BPP e BPE (plastomerico ed elastomerico) e la sua flessibilità a freddo è dichiarata con valori in gradini di 5°C; insomma se vi propongono un -18°C non è aderente alle Linee Guida.
Le armature sono caratterizzate dai seguenti parametri: tipo Minerale (velo di vetro) o Sintetica (Poliestere), Carico a Rottura e Massa Areica (con una tolleranza di ± 15%. Già qui cominciamo ad avere alcuni dati che, a mio modesto parere, non dovrebbero esserci: la tolleranza della massa areica delle armature è piuttosto generosa, tanto che permette ai produttori più spregiudicati di utilizzare materiali più leggeri, e quindi più economici, al posto di quelli che andrebbero utilizzati.
Le principali destinazioni d’uso sono:
Si è ritenuto sottolineare che una guaina armata di solo velo di vetro non possa essere mai un MONOSTRATO. La motivazione è semplicissima: avremmo, certo, una stabilità dimensionale ottimale, ma la resistenza alla trazione sarebbe affidata al solo compound e, quindi, nulla. Notiamo anche altre piccole caratteristiche: si richiede, ad esempio, che solo le guaine lisce vengano sottoposte ad invecchiamento artificiale UV. Altro parametro è la specificità delle guaine biarmate; si può vedere che hanno una Resistenza alla Trazione più bassa rispetto alle altre. Questo perchè spesso si posano o con collanti che rimangono fluidi nel tempo, o con l’aiuto di guaine con particolari mescole adesive; inoltre le armature (ricontrollate nelle definizioni) sono applicate separatamente e, quindi, influenzano in modo diverso il comportamento della membrana bituminosa, lasciandone inalterate le caratteristiche pratiche.
Cominciamo con quello che dovrebbe essere lo strato più importante perchè a diretto contatto con gli agenti atmosferici: lo
Non autoprotetto
Autoprotetto minerale armato poliestere e biarmato (BPP)
Autoprotetto minerale armato poliestere e biarmato (BPE)
Autoprotetto minerale armato Velo vetro (BPP)
Autoprotetto minerale armato Velo vetro (BPE)
Autoprotetto con lamina metallica armato
Si notano subito un’enormità di differenze tra un tipo di Strato a Finire e l’altro. In particolare con l’ultimo della lista, quello autoprotetto con lamina metallica. Innanzitutto non si fa riferimento a nessuna flessibilità a freddo, a nessuna massa areica, ma solo alla stabilità di forma. Perchè tutto questo? Normalmente le guaine laminate sono solo uno strato puramente estetico e, fino a poco tempo fa, decisamente in declino ma con l’avvento del cool roof si stanno riprendendo! Ovviamente le aziende che le producono, per ora, mirano ad avere una guaina di qualità perchè è un prodotto che può andare in monostrato, ma se pensiamo a come il mercato evolve normalmente, presto ci troveremo con membrane laminate bianche da multistrato con caratteristiche qualitative scarsissime proprio perchè non si fa cenno, nelle Linee Guida, nè nelle norme di riferimento, a dati concreti! Questa è un’interpretazione molto pessimistica, si potrebbe pensare anche che l’annotazione circa le guaine laminate sia solo un’aggiunta alle caratteristiche che devono avere anche le altre! Il problema è che non c’è scritto! nessun riferimento! mentre per tutte le altre guaine si ripetono le caratteristiche, anche se uguali, per quelle laminate non vi sono altre voci! Quindi: accorti a leggere tutte le caratteristiche della scheda tecnica.
Come si può notare i dati richiesti per un sottostrato sono veramente minimali. Certo non è che servano prestazioni particolari, però se pensiamo che potremmo fare un doppio strato che in totale non raggiunge i 4mm ci sarebbe da rivedere tali definizioni, o meglio, specificarle inserendo la differenziazione tra guaina da saldare a fiamma e guaine auto o termoadesive, dove con spessori più bassi non si hanno perdite di mescola in quanto non si usa la fiamma per farle aderire, o la si usa al momento della posa dello strato a finire!
Per il sistema in MONOSTRATO si usano le indicazioni sopra riportate con l’esclusione delle prove ai raggi UV…. che per ovvi motivi non ha importanza, mentre per i sottostrati vi sono indicazioni particolareggiate:
Ovviamente questi sono valori che devono appartenere ad “almeno uno dei due strati”. Certo ci sono moltissime tipologie di protezione pesante, ma continuo a domandarmi come mai i produttori abbiamo inserito nelle norme delle scappatoie grandi come gallerie autostradali. Infatti se andiamo a valutare come solo nello strato superiore il minimo dei parametri che sono soprascritti, per lo strato inferiore dobbiamo poter utilizzare parametri che dobbiamo cercare in queste linee guida e le troviamo solo nei sistemi multistrato per le coperture a vista, ossia una guaina da 0° con spessore di 2mm….
La norma di riferimento, che vale sopra ogni altra cosa è la EN 13707: norma alla quale fanno riferimento tutti i sistemi sotto protezione pesante, con l’esclusione di quelli con protezione stesa a caldo (binder stradale ad esempio)
La norma di riferimento è la EN 13948 che determina i test e i risultati per la penetrazione delle radici, per i dati che non vengono inseriti nelle linee guida possiamo facilmente intuire che si seguiranno quelle relative alle coperture pesanti. Anche se in questo caso i materiali da utilizzarsi saranno decisamente più performanti se confrontati con un sistema multistrato e leggermente meno se confrontati con il sistema monostrato:
In attesa di riferimenti normativi si indica una lista di prodotti che sono esonerati da tale prova:
I redattori delle Linee Guida hanno fatto un grande lavoro armonizzando e categorizzando la grande confusione che c’era prima di esse; purtroppo produttori, rappresentanti, applicatori, clienti, rivenditori e progettisti hanno portato il mercato a scegliere sempre la soluzione minima garantita senza avere il ben che minimo margine di qualità a disposizione.
Quindi possiamo concludere dicendo che le Linee Guida ci danno i limiti minimi, non certo quelli massimi! sta a noi cercare di scegliere i materiali migliori per la singola applicazione piuttosto che quelli che costano meno.
Altro punto delicato è l’evoluzione del mondo edile: di solito è piuttosto lento, ma la tecnica edile evolve molto più velocemente! proprio per questo dobbiamo svincolarci dai minimi richiesti! proprio perchè chi scrive le Linee Guida non fa altro che fotografare l’attuale situazione e non può prevedere dove ci portarà l’evoluzione tecnica!
Unico consiglio sempre vero: leggete le schede tecniche attentamente! c’è tutto tra le cose scritte e anche tra quelle non scritte! In questa serie di articoli ho riportato una serie di noiosissimi dati che, alla fine, sono in grado di raccontarci tutto anche tra le righe!
Lo strato di scorrimento è, normalmente un TNT, che ha lo scopo di far muovere in modo indipendente le struttura alle quali è appoggiato.
L’uso frequente è nelle coperture pedonabili o carrabili dove il TNT ha lo scopo di far scorrere i massetti posti sopra lo strato a tenuta in modo autonomo.
Lo strato di scorrimento deve essere posto subito sopra la parte più bassa della stratigrafia e deve essere protetto da un telo in polietilene nel caso vengano fatte lavorazioni che possano andarlo ad imbibire di materiali che si solidificheranno (vedi massetti cementizi)

impianto di condizionamento con una macchina fuori e una o più in casa. le macchine in casa si accendono con un telecomando dedicato. gli “Split in pompa di calore” possono anche fare caldo in inverno (vedi pompa di calore)

Sistema che produce acqua calda grazie all’irraggiamento solare. E’ costituito da tubi contenenti un liquido che, scaldandosi, scalda l’acqua calda sanitaria che verrà poi conservata in un serbatoio coibentato
