Griglia usata per mantenere liberi i discendenti dell’acqua piovana, è collocata, nelle coperture piane, all’imbocco di questi.
Barra di metallo ripiegata all’estremità inserita nella struttura muraria con lo scopo di tener fissi gli elementi della struttura stessa oppure a sostenere oggetti appesi esternamente alla struttura. Già in uso nell’architettura greca e romana per unire l’uno all’altro i blocchi della muratura, ha assunto varie forme: a C, a doppio T, a S, a coda di rondine. Oggi, raramente ha funzione costruttiva di legameno (per l’impiego dei materiali conglomeranti), ma diviene semplice mezzo per l’ancoraggio di parti particolarmente sollecitate. Nelle strutture in legno è usata per unire e fissare assi o travi.
Pietra costituita da quarzo, feldspati e uno o più minerali femici del gruppo delle miche. Il suo colore varia dal grigio al rossastro, in relazione al contenuto di feldspato e di ferro. Ottima resistenza agli agenti atmosferici ed a compressione: da 800 a 2200 kg/cmq. Viene impiegata, soprattutto, come materiale ornamentale per rivestimento, per scale, in genere di rappresentanza, anche all’aperto, per pilastri, colonne, basamenti, ecc. I tipi più comune di G. sono: gli alcali-calcica o G. comuni; i G. alcalini; i G. aplitici
Elemento orizzontale, con pendenza verso l’esterno (che può essere parte della cornice di un fabbricato, parte terminale di un muretto, o di un parapetto, il corrente in legno o un profilo metallico incastrato al telaio mobile di un serramento rispettivamente di legno o di metallo) che protegge da infiltrazioni d’acqua o dalla pioggia battente le superfici verticali su cui è aggettante. Può essere in pietra, in marmo, in legno e in metallo (presentano una piccola scanalatura sottostante detta “rompi goccia” per non far arrivare l’acqua piovana alla superficie verticale protetta). Il G. è anche la membratura della cornice classica, aggettante rispetto alle modanature della sottocornice e al piano del fregio, e sormontata dalla cimasa.
Elemento che stabilisce la continuità o l’accoppiamento fra due parti costruttive. Il G. murario è l’unione dei conci o dei mattoni; il G. lineare è usato per ottenere un elemento lungo unendo fra loro due o più pezzi, in questo caso il G. può essere ad incastro, a dente semplice o scalettato. Fra i G. ad incastro esiste quello a tenone e mortasa: il tenone è l’estremità di un elemento di legno intagliata che penetra, generalmente in senso ortogonale, in un incavo, detto mortasa, di un altro elemento. Il G. a dente è usato per congiungere, in genere, elementi fra loro ortogonali (ad esempio trave con parete); vengono asportati dagli elementi due picoli tasselli rettangolari corrispondenti fra loro, la giunzione fra i due pezzi diventa, così, solidale e si impediscono scorrimenti longitudinali e trasversali. Il G. di dilatazione è in pratica un taglio che si effettua nelle strutture in calcestruzzo armato per consentire, sia pure parzialmente, la dilatazione ed i ritiri provocati dalle variazioni termiche, altrimenti si provocherebbero tensioni tali da compromettere la stabilità delle opere. I G. di dilatazione hanno un’ampiezza fra i 2 e 5 cm, devono attraversare tutta la costruzione, dalle fondazioni alla copertura, e devono essere posti alle seguenti distanze: ogni 5-10 m nei muri di calcestruzzo isolati; 10-20 m nei muri di sostegno; 30-40 m (fino ad un massimo di 50 m) negli edifici a uno o più piani. Nelle dighe di sbarramento, in generale nelle grandi masse murarie di calcestruzzo ed in altre opere; è necessario progettare opportuni G. di contrazione disposti molto ravvicinati, fra 3 e 8 m rispetto a quelli di dilatazione che come si è visto possono essere spaziati a 50 m
Si tratta di un giardino costruito su una struttura architettonica. può essere orizzontale o verticale e, nell’architettura moderna, viene utilizzato non solo come elemento decorativo, ma anche come elemento coibente, insonorizzante, regolatore del flusso d’acqua meteorica e come elemento fotocatalitico.
Nella formazione del cemento armato precompresso (vedi) è un anello filettato che blocca, all’interno di una cassaforma, la testa cilindrica di acciaio alla quale fanno capo i singoli fili di ogni cavo, prima di rimuovere il martinetto che ha esercitato il tiro. Anche arco estradossato di spessore uniforme.
Materiale che proviene dalla frantumazione naturale di rocce; se queste sono compatte, non friabili, non idrosolubili (es. gesso), non polverulente, con buona resistenza al gelo e a compressione; il pietrisco che ne deriva forma il materiale inerte per la preparazione dei calcestruzzi, insieme alla sabbia e ad un legante (generalmente cemento), mescolati con acqua. La G. è impiegata anche per pavimentazioni stradali. Si distingue in G. piccola, media o grossa; in particolare si chiama: pietrischetto se i frammenti hanno dimensioni fra 4 e 8 mm; pietrisco o ghiaia mezzana fra 8 e 20 mm; pietrisco o ghiaia ordinaria fra 20 e 31,5 mm; ghiaia grossa o grossolana fra 31,5 e 63 mm
Operazione di riempimento con calcestruzzo delle casseforme o di versamento del conglomerato su una superficie orizzontale (es. gettare il massetto per realizzare il pavimento). È opportuno non eseguire strutture in calcestruzzo quando la temperatura ambientale è prossima o inferiore a 0°C, e nei periodi invernale è necessario aggiungere all’impasto sostanze antigelo che abbassano il punto di congelamento dell’acqua di impasto.
Solfato di calcio nelle sue varie forme: di minerale, di roccia, di legante; quest’ultimo ottenuto dalla cottura della cosiddetta pietra da gesso o gesso crudo. Esistono vari tipi di G. con diverse applicazioni e prestazioni in edilizia; derivanti dalle diverse qualità del minerale di base e le differenti temperature di cottura